lunedì 6 gennaio 2014

Io fuggo, tu fuggi? Io mi scuso, tu ti scusi?

Fuggire, in senso figurato, dalle situazioni scomode, antipatiche.
Qualcuno mi chiama “saponetta” perché, pare, io tenda a “scivolare via” di tanto in tanto.
Nei giorni passati ho avuto modo di analizzare questo mio comportamento, azione che certamente non riguarda solo me.
Fuggire da quelle piccole circostanze della vita; piccole, forse, solo apparentemente.




La mia analisi è partita dal momento in cui mi sono resa conto che evitavo accuratamente un grosso albero di natale posto nell'atrio della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino.
Abete sintetico sul quale è consuetudine apporre bigliettini o letterine con desideri vari.
Un paio di anni fa, attendendo una persona a me cara con la quale sarei partita per Venezia, decisi di scriverne uno anch'io.
Misi su un foglietto del mio Moleskine ciò che desideravo più di ogni altra cosa al mondo, scrissi due righe con tutto l’amore che avevo, lo puntai a un ramo un po’di nascosto e tornai ad attendere la persona con la quale avevo appuntamento.
In seguito a quella piccola vacanza passai, com'è mia consuetudine, davanti al grosso albero, beh… l’angolo in cui avevo appuntato il mio “desiderio” era andato a fuoco, bruciato  probabilmente a causa di un corto circuito  delle lucine natalizie.
Mi turbò l’immagine immaginaria di quel brandello di carta così delicato, così sussurrato e poi distrutto, polverizzato come pochissimi altri insieme al mio.
 Fino allo scorso anno, ancora, mi fermavo a leggerne qualcuno, erano perlopiù desideri legati al ritrovamento di un posto di lavoro; diritto e non desiderio sancito dalla nostra carta costituzionale:
                                                                              
                                                Art.4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
                         (http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/costituzione.htm)


Ero pervasa da sensazioni contrastanti; provavo rabbia, una rabbia che nasceva dallo stomaco e provavo tenerezza, tristezza, comprensione, compassione.
Mi domandavo: perché? Perché ci siamo ridotti così, mi sentivo responsabile nei confronti di quelle generazioni cui abbiamo lasciato che togliessero la speranza e forse i sogni, pensavo a quelli della mia generazione che devono fare i conti con la paura di un quotidiano sempre più precario.
Beh, la persona che mi chiama, di tanto in tanto, “saponetta” mi conosce molto bene; ma trattandosi di uno di quei rarissimi Uomini che hanno una mente eccelsa sempre collegata al cuore, non mi stupisce.
Sì, anche in occasione della chiusura temporanea di una stupidissima pagina Facebook, mi ha dato della sgusciante… è vero, ma per me sarebbe stato insopportabile vivere i lustrini virtuali mio malgrado.
Posso solo scusarmi e scappare via, anche se solo per il momento, in senso figurato.


Fonte immagine:
http://doubledutching.tumblr.com/post/63271647129/amospoe-so-much-better-to-travel-than-to





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