Posso provare a
descriverti il suo aspetto.
Egli è piuttosto
alto, né magro né grasso, non possiede un corpo costruito, ha
comunque un bel fisico.
È un uomo a cui non
riesco a dare un'età, ma so, perché lo percepisco, che ha qualche
anno più di me.
Indossa sempre una
giacca in velluto a coste. Forse nera, forse blu marine… non saprei
dire con certezza.
Il suo incedere è
rasserenante, il passo deciso, ma non veloce.
Ha belle mani; dita
affusolate un po' ossute e unghie curate senza eccessi.
Profuma di buono, la
sua pelle emana un gradevole odore naturale e non usa sostanze
artificiali; di questo sono sicura.
So di udire la sua
voce lievemente roca, potrei riconoscerla.
Alcune volte fuma il
sigaro, io non lo vedo ma sento l'aroma; mi piace, è inebriante.
Più d'una volta
dalla tasca della sua giacca è fuoriuscito il bordo di un libro;
non sono mai riuscita a leggerne i titoli, di uno ricordo il bordo
rosso.
Appare sempre come
se prima vi fosse altro, dell'altro.
Mi fido di lui, mi
piace la sua dignità non sento eccessi di volgare orgoglio.
Qualche volta
avverto il suo riso, mi sento bene con
lui.
Lo percepisco
protettivo, mi scalda dentro.
In
sua compagnia son stata in molti
luoghi; ricordo una passeggiata nei viali del Bois de Boulogne a
Parigi, Roma e poi le camminate nelle vie di Torino o al quartiere
ebraico di Venezia.
Mi sento
soddisfatta, appagata.
Mi piace ascoltarlo,
sento ciò che dice, non lo interrompo per timore di perdere il senso
delle sue parole.
Non conosco il suo
nome.
La notte scorsa ero
con lui in una strada di una città che non sono riuscita a
riconoscere, ci stavamo recando a cena mentre chiacchieravamo.
Il benessere che
avvertivo era pieno e sgombro da un qualsivoglia presagio, provavo
qualcosa simile alla felicità.
La fiducia nella
sua persona era tangibile, come sempre del resto.
Il ristorante era
situato in una piccola piazza poco illuminata, i lampioni, le case
d'epoca conferivano alla stessa un fascino particolare e molto
romantico.
Decidiamo di
accomodarci fuori dal locale, scegliamo uno dei tavoli imbanditi e so
di aver sentito l'odore del suo sigaro.
Subito dopo stiamo
passeggiando su un molo, è notte ormai fonda.
Alle mie spalle le
luci della città, di fronte una tavola di china nera; il mare.
Vedo una luna
meravigliosa, mi pare quasi che palpiti.
Ecco, siamo al fondo
del molo; guardo sotto... il buio.
Mi sorride, lo
sento, mi carezza il volto, si posiziona dietro di me cingendomi la
vita con le sue braccia.
Sento il calore del
suo corpo, mi volto e cerco di guardarlo; non vedo il suo viso.
Mi sfuggono i suoi
connotati, ciò che osservo è una sorta di scia nera, nera come la
pece.
Mi volto verso
l'acqua.
Lui mi spinge di
sotto… sto affogando, sto morendo e non riesco a chiedere aiuto.
Il dolore che provo,
a causa della fiducia tradita, è lancinante, insopportabile.
Io voglio
svegliarmi, mi sveglio e le mie guance sono bagnate.
Quante e quante
volte ti ho raccontato questi incubi... in fondo non ti ho mai
descritto il suo aspetto così dettagliatamente e poi, comunque, non
devo certo giustificarmi con te che sei il mio diario!
Chicco, in occasione
di una conversazione telefonica, mi ha suggerito, e non è la prima
volta, di dipingere ciò che di questa figura maschile ricordo.
Io non ci sono
riuscita.
Il mio blocco
schizzi è colmo di tentativi che somigliano neppure lontanamente a
lui.
No, non pensare
ch'io abbia timore di addormentarmi… il problema, semmai, è la
grande quantità di croccantini al sesamo e miele che ingurgito per
tacitare l'angoscia.
Altra conseguenza è
il fiume di vocali e consonanti che scarico sulle tue pagine, ma
questo è un mero tentativo di catarsi.
Catarsi, appunto...
Fotografia fonte:
Beni Culturali. it
"Leonardo da Vinci. Studi proporzioni del volto e dell'occhio, con note Biblioteca Reale, Torino"
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