mercoledì 30 luglio 2014

Se...

Amore, vorrei raccontarti la speranza.

Un giorno, tanto tempo fa, l’uomo provava sentimenti: tanti sentimenti.
Sentiva con il cuore, prima ancora che con la testa.
Non si vergognava di provare il bene, l’amore e non si difendeva a oltranza dai suoi simili.
Si lasciava trasportare da leggiadre sensazioni che istinti e sentimenti gli sussurravano. 
Viveva con slancio perché impavido.
 Non era un soldatino di carta velina a difesa di un fortino colmo di solitudine; quella solitudine alimentata da lui stesso e dalla quale, con il passare del tempo, ne divenne parte integrante.
Era bello il suo ardimento, la sfrontatezza faceva di ogni singolo individuo un essere diverso,  diversamente amabile o detestabile, l’umanità era variegata.
Quella solitudine, tanto difesa e accudita,  lentamente, ma inesorabilmente, cancellò il coraggio, l’essere umano non si rese conto di quel che gli stava accadendo, di quello che si stava auto- infliggendo.
L’uomo dapprima cominciò, paradossalmente, a sentirsi più forte, senza sapere che in realtà il “mostro”, invece, lo stava vestendo di corazze che la codardìa non gli avrebbe più permesso di togliere.
Diventammo via via tutti identici, privi di quelle differenze peculiari che un tempo furono la nostra vera ricchezza .
Capimmo che cosa, in verità,  fece scaturire la solitudine e quindi l’individualismo: ci tolsero la speranza, o meglio, permettemmo loro che ci togliessero il domani.
L’uomo perse la fiducia nel futuro, questo fu il primo sentimento che ci facemmo portare via, da quel momento, e senza che nessuno di noi se n’avvedesse, tutto divenne piatto, tutti noi cominciammo a difenderci dall'altro.
Cominciammo a difenderci soprattutto dai sentimenti e diventammo un esercito di soldatini di carta velina a difesa, ognuno, del nostro fortino colmo di solitudine.
Ti amo figlia mia… t’avrei amata chiamandoti per nome e avrei provato a insegnarti ad amare a oltranza, sempre e comunque.
Ti avrei chiamata Eva, se tu fossi nata.




Foto: Clarice Lispector (scrittrice, poetessa ucraina)

martedì 29 luglio 2014

SESSO SICURO di Michele Serra



Amami a rischio zero 
affidati alla norma 
che normatizza l'eros 
normalizza la forma. 
Famolo igienico 
famolo occidentale 
col culo telegenico 
e la faccia aziendale. 
Famo il new-sesso 
coi massaggini shatzu 
famolo interconnesso 
coi messaggini a cazzo. 
Metti le calze in rete 
per farmi uscire pazzo 
ma senza uscire mai 
dal mio palazzo. 
Per la consumazione 
voglio essere certo 
che in qualche tuo lacerto 
non si annidi il prione. 
La nuova pruderie 
è la prudenza 
nel Gran Mercato 
della convenienza.











Immagine: Les Amants, Renè Magritte
Fonti:
http://nga.gov.au/International/Catalogue/Detail.cfm?IRN=148052

http://www.repubblica.it/speciale/sanvalentino/serra.html





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