sabato 26 gennaio 2019




"La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace.”
Primo Levi ha indagato la memoria, forse, meglio di tanti; come si trattasse di materia viva, con un corpo tangibile da accudire e accettare.
Il giorno della Memoria, memoria affinché non sia oblio. Personalmente ho approfondito spesso il mio personale rapporto con la memoria e di come, soprattutto io, tenda a (voler) scordare per mille motivi.
Pare, e son d'accordo, che si muoia veramente solo quando nessuno più proferirà il nostro nome. Il tuo nome, il suo nome.
Ho deciso, oggi, di far continuare a vivere un partigiano ebreo, di non consegnarlo all'oblio o alla mera identificazione di una via qualunque della mia amata Torino.
Emanuele Artom
Nasce ad Aosta nel 1915, i suoi percorsi di studio passarono dal D'Azeglio, liceo classico, alla facoltà di Lettere di Torino. Discute la tesi alla facoltà di Milano, presso la quale passò per poter seguire il professor Mario Attilio Levi.
Emanuele si avvicina al movimento antifascista di Rosselli, Giustizia e Libertà, nel 1943.
Si unisce alla lotta partigiana; Eugenio Ansaldi era il suo nome di copertura nelle bande di Italia Libera della val Pellice.
Successivamente fu mandato a Barge presso il comando garibaldino di Barbato come Delegato del Partito d'Azione, poi in val Pellice e in val Germagnasca.
È attivo nella battaglia di Perosa Argentina. A marzo del '44 i nazifascisti rastrellano le valli del Pellice e la val Germagnasca.
Artom con Malan, Segre e Levi cercano di fuggire passando dal Colle Giulian per raggiungere la Val pellice.
Malan e Segre riescono a scappare da cinque SS italiani, lui, stanco morto si arrende. Levi non lo lascia e si fa arrestare anch'egli.
Catturato viene portato dapprima a Bobbio poi ad Airali di Luserna.
Un suo ex prigioniero lo riconosce come ebreo; per Emanuele è iniziata la fine.
Torturato crudelmente e deriso lo trovano in possesso di un pezzo di vetro. Lo avrebbe usato per porre fine alla sua vita, ma alla minaccia che, se si fosse suicidato, avrebbero ucciso i suoi compagni, Emanuele, desistette.
Verrà successivamente spostato alle carceri Nuove di Torino dove sarà rinvenuto, il 7 aprile del 1944, cadavere a causa delle violenze subite.
I suoi aguzzini incaricheranno quattro partigiani prigionieri di tumulare il povero corpo di quello che, oggi, per noi tutti sarebbe “un ragazzo” di appena 29 anni.
Emanuele fu seppellito nel parco del Sangone nei boschi di Stupinigi, il suo corpo non fu mai ritrovato.
A te Emanuele il mio pensiero.

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