lunedì 27 ottobre 2014

Quasi-rap per una lettera d'amore, missiva aperta di Roberto Pinetti


Cara amica mia. 
Ti scrivo per dirti, almeno, quanto già mi manchi. 
Eppure lo so bene, sono stato io a mandarti via. 
Ma non avevo scelta. 
Una volta scritta e mille volte poi riletta, per quanto forse non perfetta, eri la mia lettera. 
La mia lettera d'amore. 
Per questo, prima o poi, te ne dovevi andare. 
Dovevi giungere al mittente, farti spogliare della busta che t'aveva custodita e, lo spero veramente, dopo tutto, farti leggere ancora. 
Ma questa volta da altri occhi. 
Occhi che più non conosco. 
Che mi hanno incrociato svogliati negli anni tristi che si sono succeduti al tempo breve e intenso in cui mi guardavano ispirati. 
Non so con quale sguardo ne quale voce della mente intonerà le parole che ho disegnato a china sopra un foglio verde. 
Certo mi mancherà quel suono silenzioso delle mie parole che andavo a leggere di nuovo e ancora e ancora, a sincerarmi di come si mostrasse sulla carta quel mio amore tratteggiato nell'incerta grafia che aspirava al bello ma tradiva l'emozione tormentata di chi più non spera. 
Per questo ti ho così a lungo conservato. 
Eri l'ultima occasione per sognare. 
ll feticcio sacro da trattenere. 
Il luogo segreto del mio mantra d'amore. 
Così, per quanto strano possa apparire, quando ti ho consegnato, nel flebile imbarazzo delle parole inutili soffiate solo per necessità, non v'era cenno, in me, d'attesa di risposta così come, dall'altra parte, di rispondere non v'era alcuna intenzione. 
Ecco perché ti scrivo, cara amica lettera. 
Per ringraziarti di tutta la compagnia che mi hai tenuto in questi anni. 
Anni d'attesa senza nulla da aspettare. 
Solo tu sapevi riempire il mio cuore del caldo tepore dell'amore. 
L'amore inesistente di un uomo renitente all'ovvio eppur così banale! 
Banale come le sue parole sfacciate nelle lettere disperate, proprio nel senso di prive di speranza, scritte solo.. solo per amore.

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