lunedì 3 luglio 2017
sabato 17 giugno 2017
Opportunismo e carità
In
realtà, caro culo di fogli, il principio è che basterebbe
chiedere.
Si possono comprendere le posizioni di quasi tutti.
Mi è capitato di elargire un po' di denaro; a chi non capita? .
Si possono comprendere le posizioni di quasi tutti.
Mi è capitato di elargire un po' di denaro; a chi non capita? .
Mi
sono, dapprima, sentita un po' usata, infastidita
da quella sordida
forma
di opportunismo.
Il mio sentire è svanito lasciando il posto al, molto meno nobile,
sentimento di pena. Ho considerato
il
significato di “obolo”, ho cercato sul vocabolario la sua precisa
accezione No, non è il termine esatto, non
è quello adeguato. Poi, non
paga, ho cercato i suoi sinonimi. No, nessun sinonimo rendeva
giustizia, anzi,
confermava l'imprecisione. La stanchezza e quell'odioso senso di pena
ancoravano nel mio profondo la fissazione. Così ho ripreso in
considerazione "elemosina" che in un primo momento avevo
scartato perché m'era parso un po' gravoso.
Elemosina.
"Le parole hanno un peso", mi dico e ancora discetto sulla portata e sulla personale responsabilità. Disquisisco a lungo sulla portanza dei vocaboli usati male, stropicciati a dovere e su come, espulsi dalla mia bocca o dalla mia penna, gli stessi lascino la loro bava a rammentarmi l'assoluta responsabilità. Decido, allora, di ben controllare.
Treccani, ai sinonimi di elemosina, scrive: beneficenza, carità, elargizione, aiuto, soccorso. Scrive anche offerta che si fa in chiesa o agli ordini mendicanti e poi colletta, questua.
"Le parole hanno un peso", mi dico e ancora discetto sulla portata e sulla personale responsabilità. Disquisisco a lungo sulla portanza dei vocaboli usati male, stropicciati a dovere e su come, espulsi dalla mia bocca o dalla mia penna, gli stessi lascino la loro bava a rammentarmi l'assoluta responsabilità. Decido, allora, di ben controllare.
Treccani, ai sinonimi di elemosina, scrive: beneficenza, carità, elargizione, aiuto, soccorso. Scrive anche offerta che si fa in chiesa o agli ordini mendicanti e poi colletta, questua.
Be'…
elemosina è proprio il termine perfetto!
Penso
che l'entità, la cifra in denaro sia
assai relativa. Si possono elargire elemosine di pochi centesimi, di
qualche euro, di dieci, di venti euro e
anche di più.
Si può fare la carità in tanti
modi.
Si può dare elemosina per mille e più cause. Si
elargiscono denari per
tacitare
sensi di colpa, per ringraziare silenziosamente la miglior sorte capitataci, per continuare a non vedere e a non ascoltare, per suggellare con quell'azione la nostra (solo illusoria) superiorità sociale.
sensi di colpa, per ringraziare silenziosamente la miglior sorte capitataci, per continuare a non vedere e a non ascoltare, per suggellare con quell'azione la nostra (solo illusoria) superiorità sociale.
Insomma,
dietro a un gesto così apparentemente altruista si possono
nascondere biechi sentimenti.
Alla
fine, dopo aver espulso il sentirmi usata, son riuscita a tacitare
anche quel senso di pena che tanto stretto sentivo.
Sarebbe
bastato usare le parole, sarebbe bastato formulare una semplice
richiesta o, ancor più semplicemente, attendere che fossi io a
offrire. Atto che avrei compiuto sicuramente.
Invece
no.
Ho
dato, quindi, un'elemosina che ha azzittito in un colpo solo il
disagio, la pena e mi ha tolto anche l'incombenza di un saluto.
Paul Gauguin, autoritratto 1888
Fabrizio De André, Giugno '73
Tua
madre ce l'ha molto con me perché sono sposato e in più canto però
canto bene e non so se tua madre sia altrettanto capace a vergognarsi
di me.
La gazza che ti ho regalato è morta, tua sorella ne ha pianto, quel giorno non avevano fiori, peccato, quel giorno vendevano gazze parlanti.
E speravo che avrebbe insegnato a tua madre a dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te però vestono in modo un po' strano mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi:
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".
E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano, li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.
E tu aspetta un amore più fidato il tuo accendino sai io l'ho già regalato e lo stesso quei due peli d'elefante mi fermavano il sangue li ho dati a un passante.
Poi il resto viene sempre da sé, i tuoi "aiuto" saranno ancora salvati.
La gazza che ti ho regalato è morta, tua sorella ne ha pianto, quel giorno non avevano fiori, peccato, quel giorno vendevano gazze parlanti.
E speravo che avrebbe insegnato a tua madre a dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te però vestono in modo un po' strano mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi:
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".
E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano, li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.
E tu aspetta un amore più fidato il tuo accendino sai io l'ho già regalato e lo stesso quei due peli d'elefante mi fermavano il sangue li ho dati a un passante.
Poi il resto viene sempre da sé, i tuoi "aiuto" saranno ancora salvati.
Io
mi dico è stato meglio lasciarci che... non esserci mai incontrati.
sabato 10 giugno 2017
Musei e Musei...
Mi
piace stare con me. Mi piace concedermi, quando possibile, piccole
vacanze in solitudine.
Alcune
volte questo mio fare è accolto dalle persone che mi sono care, con
una forzata tolleranza e non con la comprensione piena che mi
aspetterei.
La
solitudine che mi spaventa è quella “accompagnata”, è
l'isolamento nel caos.
La
vacanza, per molti, è strettamente legata all'allontanamento dalla
città in cui si vive, non per me.
Una
passeggiata senza meta con il maso all'insù o all'ingiù è una
pausa piacevole come lo è la visita a una mostra o a un museo; una
sospensione.
Uno
dei luoghi che prediligo è il museo. Musei, nella mia vita ne ho
visitati “alcuni”. Rarissimi i casi in cui non mi siano piaciuti.
Torino offre, a cominciare dal celeberrimo Egizio, una ampia e ricca
scelta. Il turista, il vacanziero, il villeggiante che arriva o passa
per Augusta Taurinorum ha di che soddisfare le proprie voglie in
merito ai suddetti luoghi.
Giovedì
scorso anziché pranzare ho deciso di trascorrere il paio d'ore che
avevo a disposizione per visitare due musei torinesi.
Uno
mi era stato caldamente consigliato da un caro amico; il Museo della
Frutta di Francesco Garnier
Valletti situato nella zona
di San Salvario in via via P. Giuria, 15.
Sempre
allo stesso indirizzo e al medesimo piano, dal 2009, vi è ospitato
anche il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, che ho
potuto visitare dopo
essermi ripromessa svariate volte di farlo.
Mostro
all'entrata la mia tessera Musei e subito vengo accolta da personale
eccellente, preparato e
cortese.
Mi
rendo conto immediatamente di trovarmi in un luogo fuori dal comune e
fuori dal tempo liquido che, mio malgrado, son costretta a “vivere”.
Marco
Ezechiele Lombroso detto Cesare si
laurea in medicina nel 1858 a Pavia con un elaborato sul cretinismo
in Lombardia. Istitutore
dell’antropologia
criminale che
nasce a seguito di un'autopsia sul corpo del brigante calabrese
Giuseppe Villella nel 1870.
Il
museo dedicato a lui ospita,
oltre una ricca raccolta di teschi umani, moltissimi manufatti di
carta, legno e stoffa. Disegni anatomici, fotografie, corpi di reato.
Elaborati artigianali e
artistici
provenienti da manicomi
e carceri, materiale della
seconda metà dell'Ottocento
e
prima parte del Novecento.
Be',
quello che mi ha rapita è proprio l'alto
livello artistico
dei reperti. Son rimasta di stucco., mi trovavo all'interno del più
bel museo da me finora
visitato.
Ancora
in tempo per un secondo assaggio e con gli occhi pieni di meraviglia
varco la soglia dell'attiguo Museo della Frutta.
Come
inebetita mi trovo al centro di questa sala colma di riproduzioni
perfette
di ogni tipo di mele, pere,
uva; insomma ho voglia di urlare : “ Sig.
Valletti voi siete un meraviglioso folle!”.
Queste
opere d'arte nate dalle mani di questo splendido modellatore di
Giaveno, un ceroplasta abilissimo.
Quei frutti paiono veri, vivi.
Sono
lì, immobili. Lì,
in bella mostra.
Una
voce piacevole e familiare giunge dal fondo della sala, da un piccolo
e discreto schermo
arriva la suono vocale e il portamento di Vittorio Gasman.
Bella
sorpresa, bello vederlo qui,
qui esattamente
dove sono io.
Quella
voce così importante, quel suo Italiano… nessuno meglio di lui.
Anche in questo, non così banale, dettaglio hanno avuto un gran
gusto.
Quei calchi
dei frutti sono costruiti con superba maestria dall'artista Garnier
Valletti.
Curiosa
come una bertuccia scopro, leggo che gli stessi sono composti da una
mescola di pece greca, dammar (resina) e biacca.
Insomma,
i due musei mi hanno arricchita, sono stati corroboranti.
Tornerò
presto, dedicherò loro tutto il tempo possibile.
Tornerò
con il mio blocco schizzi, lì un pittore dovrebbe quasi viverci.
Ho
passato un paio d'ore in ottima compagnia e non mi son sentita sola
ma in solitudine.
http://museolombroso.unito.it/index.php/it/
http://www.museodellafrutta.it/navigazione/informazioni.htm
Immagini dal Web
Iscriviti a:
Post (Atom)