lunedì 16 giugno 2014

LA METAMORFOSI DEL VAMPIRO

La donna, intanto, dalla sua bocca di fragola, 
contorcendosi come un serpente sulla brace, 
e modellando i seni sul ferro del busto
lasciava fluire parole impregnate di muschio;
— << Ho le labbra umide e ben conosco la scienza 
di perdere in un letto l’antica coscienza.
Asciugo tutte le lacrime sui miei seni trionfanti
e faccio ridere i vecchi del riso degli infanti.
Io sola, per chi mi vede nuda e senza veli,
rimpiazzo la luna, il sole, le stelle e tutto il cielo!
Sono, caro sapiente, tanto dotta in voluttà
quanto soffoco un uomo nelle mie terribili braccia
o quando lascio in balia dei morsi il mio busto,
timida libertina, e fragile e robusta,
che su quei materassi travolti e languenti
per me si dannerebbero gli angeli impotenti!>>
Quando m’ebbe succhiato tutto il midollo delle ossa,
come languidamente verso di lei mi volsi
per un ultimo bacio, io non vidi al suo posto
che un otre pieno di pus, dai fianchi vischiosi!
Chiusi gli occhi nel freddo, improvviso spavento,
e quando alla luce viva li riapersi,
al mio fianco, invece della possente bambola
che sembrava aver fatto la sua provvista di sangue,
tremavano confusi pezzi di scheletro, fra loro
producendo il gemito d’una banderuola
o di qualche insegna appesa a un’asta di ferro
che il vento fa oscillare nelle notti d’inverno.





Poesia condannata tratta da I FIORI DEL MALE
Titolo originario: L’outre de la Volupté (L’otre della Voluttà)

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