mercoledì 24 settembre 2014

Caro cumulo di fogli solcati da una HB...


Forse, se fossi snob… beh non sarebbe poi così male, forse inconsapevolmente lo sono.
Domani giocherò con la mia voce stridula.
Giocherò, sì, amo giocare, mi piace vestirmi con “panni di altri”.
Sai, faccio le smorfie allo specchio, quando tu sei chiuso e abbracci quella HB.
Mi hai vista, sì?
Non arrossirò certo per questa inezia, caro il mio cumulo di fogli.
Voglio confessarti una piccola cosa: tu un po’ m’intimorisci.
Certo, sai tutto di me.
Ti ricordi di quando ti tediavo con Walter?
Era bello, però.
Lui, intendo.
Era il più bel culo più da Levi’s che sia mai esistito. 
Se tu fossi una persona, forse, adesso rideresti.
Ricordo quel gesto con la mano che era solito fare per scostare il ciuffo dagli occhi, ma soprattutto ricordo i suoi asfissianti silenzi.
Rammenti la moquette blu del mio appartamento di via Michele Coppino?
Sai, tornando ai giorni nostri, ieri ho molto riso con la mamma di Bianca.
Stavamo attendendo che il treno, sul quale viaggiavamo, raggiungesse la nostra stazione e io facevo le coccole alla sua bimba Bianca che, come sempre, teneva in braccio.
Alle nostre spalle nessuno, il vuoto al quale, subito, non ho dato alcun peso.
Il treno si ferma, la mamma di Bianca mi accarezza il viso, mi da un bacio e mi dice che mi vuol bene.
Mi scalda il cuore questa sua spontaneità, mi piace, ricambio la carezza e l’esternazione del sentimento.
È una bella ragazzona, la mamma di Bianca, alta e robusta.
Il suo volto è armonioso, gote rubiconde, sempre allegra e profuma di saponetta, come la sua bimba.
Ci salutiamo, io raggiungo il sottopasso e mi rendo conto che invece in molti erano scesi alla mia stazione.
Il vuoto era, in un certo senso, fittizio e riguardava esclusivamente la porta attigua ai due scompartimenti dai quali, evidentemente, occhi curiosi avevano osservato l’esternazione della mamma di Bianca.
Pensavo al mio star bene, al mio sentire, alle mie percezioni, ai profumi… pensavo e i miei pensieri mi piacevano, quando gli stessi sono stati brutalmente interrotti da una faccia da topo pisquano con capelli di lana mortaccina.
Mi domanda, con un’aria inorridita, se non mi avesse “schifato” il bacio della “zingara”.
Nell'immediato non capisco, devo ricorrere a un minimo di concentrazione, faccio spazio tra le immagini che si accalcano nella mia mente, la trovo: la mamma di Bianca.
Già, la mamma di Bianca è una ragazza nomade.
Rispondo al topo pisquano in malo modo, mi stava disturbando, era irritante la sua compagnia, invadente.
Certo tu, cumulo di fogli solcati da una HB, non puoi immaginare quale orrendo profumo indossasse il topo pisquano… orribile ragazzetta, puzzava e un po’ mi ha schifato.
A domani, ciao cumulo di fogli.






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