martedì 14 gennaio 2014

L'inquisitore di J. L. Borges

Potevo essere martire.
 Sono stato carnefice.
 Purificai le anime col fuoco.
 Per salvare la mia, cercai il cilicio, la preghiera, le lacrime e il giogo. 
Gli autodafé mi fecero vedere ciò che in parole avevo sentenziato.
 Le carni afflitte, i miserabili roghi, il fetore, le grida, l’agonia.
 Sono morto.

 Ho scordato i tristi gemiti, ma so che questo vile pentimento è un crimine che sommo all'altro crimine e che il vento del tempo, più tenace d’ogni peccato e d’ogni contrizione, travolgerà entrambi. 

Li ho sprecati.




Fonte immagine:
http://fotos.sapo.pt/l_soares/fotos/?uid=jtILAwqi3THMUzUFHlvn


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