venerdì 3 giugno 2016

Caro cumulo di fogli solcati da una HB...





Posso provare a descriverti il suo aspetto.
Egli è piuttosto alto, né magro né grasso, non possiede un corpo costruito, ha comunque un bel fisico.
È un uomo a cui non riesco a dare un'età, ma so, perché lo percepisco, che ha qualche anno più di me.
Indossa sempre una giacca in velluto a coste. Forse nera, forse blu marine… non saprei dire con certezza.
Il suo incedere è rasserenante, il passo deciso, ma non veloce.
Ha belle mani; dita affusolate un po' ossute e unghie curate senza eccessi.
Profuma di buono, la sua pelle emana un gradevole odore naturale e non usa sostanze artificiali; di questo sono sicura.
So di udire la sua voce lievemente roca, potrei riconoscerla.
Alcune volte fuma il sigaro, io non lo vedo ma sento l'aroma; mi piace, è inebriante.
Più d'una volta dalla tasca della sua giacca è fuoriuscito il bordo di un libro; non sono mai riuscita a leggerne i titoli, di uno ricordo il bordo rosso.
Appare sempre come se prima vi fosse altro, dell'altro.
Mi fido di lui, mi piace la sua dignità non sento eccessi di volgare orgoglio.
Qualche volta avverto il suo riso, mi sento bene con lui.
Lo percepisco protettivo, mi scalda dentro.
In sua compagnia son stata in molti luoghi; ricordo una passeggiata nei viali del Bois de Boulogne a Parigi, Roma e poi le camminate nelle vie di Torino o al quartiere ebraico di Venezia.
Mi sento soddisfatta, appagata.
Mi piace ascoltarlo, sento ciò che dice, non lo interrompo per timore di perdere il senso delle sue parole.
Non conosco il suo nome.
La notte scorsa ero con lui in una strada di una città che non sono riuscita a riconoscere, ci stavamo recando a cena mentre chiacchieravamo.
Il benessere che avvertivo era pieno e sgombro da un qualsivoglia presagio, provavo qualcosa simile alla felicità.
La fiducia nella sua persona era tangibile, come sempre del resto.
Il ristorante era situato in una piccola piazza poco illuminata, i lampioni, le case d'epoca conferivano alla stessa un fascino particolare e molto romantico.
Decidiamo di accomodarci fuori dal locale, scegliamo uno dei tavoli imbanditi e so di aver sentito l'odore del suo sigaro.
Subito dopo stiamo passeggiando su un molo, è notte ormai fonda.
Alle mie spalle le luci della città, di fronte una tavola di china nera; il mare.
Vedo una luna meravigliosa, mi pare quasi che palpiti.
Ecco, siamo al fondo del molo; guardo sotto... il buio.
Mi sorride, lo sento, mi carezza il volto, si posiziona dietro di me cingendomi la vita con le sue braccia.
Sento il calore del suo corpo, mi volto e cerco di guardarlo; non vedo il suo viso.
Mi sfuggono i suoi connotati, ciò che osservo è una sorta di scia nera, nera come la pece.
Mi volto verso l'acqua.
Lui mi spinge di sotto… sto affogando, sto morendo e non riesco a chiedere aiuto.
Il dolore che provo, a causa della fiducia tradita, è lancinante, insopportabile.
Io voglio svegliarmi, mi sveglio e le mie guance sono bagnate.
Quante e quante volte ti ho raccontato questi incubi... in fondo non ti ho mai descritto il suo aspetto così dettagliatamente e poi, comunque, non devo certo giustificarmi con te che sei il mio diario!
Chicco, in occasione di una conversazione telefonica, mi ha suggerito, e non è la prima volta, di dipingere ciò che di questa figura maschile ricordo.
Io non ci sono riuscita.
Il mio blocco schizzi è colmo di tentativi che somigliano neppure lontanamente a lui.
No, non pensare ch'io abbia timore di addormentarmi… il problema, semmai, è la grande quantità di croccantini al sesamo e miele che ingurgito per tacitare l'angoscia.
Altra conseguenza è il fiume di vocali e consonanti che scarico sulle tue pagine, ma questo è un mero tentativo di catarsi.


Catarsi, appunto...




   
                



Fotografia fonte:
Beni Culturali. it
"Leonardo da Vinci. Studi proporzioni del volto e dell'occhio, con note Biblioteca Reale, Torino"


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