lunedì 27 giugno 2016

La coerenza di Primo

Mi capita spesso, ne devo aver già fatto cenno in questo non luogo, che quando qualcuno, parlando di sé stesso, puntualizza ripetutamente una o più peculiarità proprie io rizzo le antennine.
Più son nobili, o comunemente ritenute tali, le caratteristiche che il mio interlocutore si attribuisce e più a fondo scava la mia innata, e talvolta fastidiosa, osservazione.
La coerenza è una delle proprietà ritenuta, dalla stragrande maggioranza dell'umanità, eccelsa.
Per quel che mi riguarda non la ritengo poi così regale perché spesso, dietro a questo termine, si cela una mera ottusità; sono rare le persone a cui riconosco coerenza.

Talvolta dico che, essendo pochi gli argomenti in cui mi riconosco una granitica coerenza e amando il coraggio del cambiamento, sono coerentemente incoerente.

Proprio sulla coerenza ho visto cadere eserciti di umanità tutta d'un pezzo.
Nauseabondi tentativi di mostrare al mondo ciò che si vorrebbe essere spacciandolo per ciò che si è veramente.
Qualche tempo fa, poco tempo fa, ho rivisto un uomo al quale sono stata legata sentimentalmente per alcuni anni.
Non farò, per ovvie ragioni legate al privato, il suo vero nome. Primo; lo chiamerò così in onore di uno degli autori da lui più amati.
Primo è sempre stato un uomo particolarmente affascinante, direi bello.
Molto alto, occhi azzurro mare, la barba argentata come la sua folta, e decorosamente scompigliata, capigliatura.
I miei ricordi con lui sono molteplici, ma ciò che più spicca è il suo, molto torinese, garbato modo di fare.
Un comunista modello Italia anni '80, vecchio PCI per intenderci. Un uomo che ha fatto parecchia strada nella sua vita lavorativa, uno che si è sempre dato da fare.
Una trentina di anni fa ha avviato un'attività artigianale che si è, grazie alla sua capacità umana e imprenditoriale, espansa.
La mentalità duttile di Primo, pronta al cambiamento, ha fatto sì che, con l'avvento della crisi, mutasse in buona parte l'origine della ditta e si ampliasse nonostante le molte difficoltà dei mercati.
Ora è una bella azienda solida con alcuni dipendenti
Primo, nel nostro incontro, mi raccontava di alcune vicissitudini legate alla sua salute che lo hanno indotto a decidere di smettere di lavorare.
L'agiatezza raggiunta negli anni di attività e la malattia, però, non lo hanno reso insensibile, anzi…
Sono stata io a chiedergli cosa fosse stato dell'azienda, Primo, conoscendolo bene, non ne avrebbe fatto cenno; egli è un signore, un vero Signore.
La ditta tutta, furgone nuovo compreso, è stata donata.
Mi spiega che, dapprima, aveva proposto a tutti i dipendenti di proseguire senza di lui, ma solo uno di loro si è sentito di continuare.
L'ex dipendente, oltre al non licenziamento dei colleghi, avrebbe dovuto, entro un certo tempo, assumere personale.
Altra, e ultima, clausola è che l'azienda non potrà essere ceduta in cambio di denaro, ma donata a sua volta.

Il tutto condito da una serie di eccezioni, ovviamente, legate alla possibilità o impossibilità del mercato che non starò a elencare.

Be', la notizia bella è che l'attuale amministratore ha già assunto, a tempo indeterminato, un dipendente.
A ben pensarci, Primo, non ha mai parlato di coerenza… ha sempre, però, agito con quel garbato silenzio che riconosco a un torinese D.O.C.
Mi pongo una domanda: sono una donna fortunata perché ho incontrato qualche vero Uomo o in gamba perché evito i blagueur?

Mah...
                   

                             

Nessun commento:

Posta un commento

Translate