sabato 10 giugno 2017

Musei e Musei...


Mi piace stare con me. Mi piace concedermi, quando possibile, piccole vacanze in solitudine.
Alcune volte questo mio fare è accolto dalle persone che mi sono care, con una forzata tolleranza e non con la comprensione piena che mi aspetterei.
La solitudine che mi spaventa è quella “accompagnata”, è l'isolamento nel caos.
La vacanza, per molti, è strettamente legata all'allontanamento dalla città in cui si vive, non per me.
Una passeggiata senza meta con il maso all'insù o all'ingiù è una pausa piacevole come lo è la visita a una mostra o a un museo; una sospensione.
Uno dei luoghi che prediligo è il museo. Musei, nella mia vita ne ho visitati “alcuni”. Rarissimi i casi in cui non mi siano piaciuti. Torino offre, a cominciare dal celeberrimo Egizio, una ampia e ricca scelta. Il turista, il vacanziero, il villeggiante che arriva o passa per Augusta Taurinorum ha di che soddisfare le proprie voglie in merito ai suddetti luoghi.
Giovedì scorso anziché pranzare ho deciso di trascorrere il paio d'ore che avevo a disposizione per visitare due musei torinesi.
Uno mi era stato caldamente consigliato da un caro amico; il Museo della Frutta di Francesco Garnier Valletti situato nella zona di San Salvario in via via P. Giuria, 15.
Sempre allo stesso indirizzo e al medesimo piano, dal 2009, vi è ospitato anche il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, che ho potuto visitare dopo essermi ripromessa svariate volte di farlo.
Mostro all'entrata la mia tessera Musei e subito vengo accolta da personale eccellente, preparato e cortese.
Mi rendo conto immediatamente di trovarmi in un luogo fuori dal comune e fuori dal tempo liquido che, mio malgrado, son costretta a “vivere”.
Marco Ezechiele Lombroso detto Cesare si laurea in medicina nel 1858 a Pavia con un elaborato sul cretinismo in Lombardia. Istitutore dell’antropologia criminale che nasce a seguito di un'autopsia sul corpo del brigante calabrese Giuseppe Villella nel 1870.
Il museo dedicato a lui ospita, oltre una ricca raccolta di teschi umani, moltissimi manufatti di carta, legno e stoffa. Disegni anatomici, fotografie, corpi di reato. Elaborati artigianali e
artistici provenienti da manicomi e carceri, materiale della seconda metà dell'Ottocento e prima parte del Novecento.
Be', quello che mi ha rapita è proprio l'alto livello artistico dei reperti. Son rimasta di stucco., mi trovavo all'interno del più bel museo da me finora visitato.
Ancora in tempo per un secondo assaggio e con gli occhi pieni di meraviglia varco la soglia dell'attiguo Museo della Frutta.
Come inebetita mi trovo al centro di questa sala colma di riproduzioni perfette di ogni tipo di mele, pere, uva; insomma ho voglia di urlare : “ Sig. Valletti voi siete un meraviglioso folle!”.
Queste opere d'arte nate dalle mani di questo splendido modellatore di Giaveno, un ceroplasta abilissimo.
Quei frutti paiono veri, vivi.
Sono lì, immobili. Lì, in bella mostra.
Una voce piacevole e familiare giunge dal fondo della sala, da un piccolo e discreto schermo arriva la suono vocale e il portamento di Vittorio Gasman.
Bella sorpresa, bello vederlo qui, qui esattamente dove sono io.
Quella voce così importante, quel suo Italiano… nessuno meglio di lui. Anche in questo, non così banale, dettaglio hanno avuto un gran gusto.
Quei calchi dei frutti sono costruiti con superba maestria dall'artista Garnier Valletti.
Curiosa come una bertuccia scopro, leggo che gli stessi sono composti da una mescola di pece greca, dammar (resina) e biacca.
Insomma, i due musei mi hanno arricchita, sono stati corroboranti.
Tornerò presto, dedicherò loro tutto il tempo possibile.
Tornerò con il mio blocco schizzi, lì un pittore dovrebbe quasi viverci.
Ho passato un paio d'ore in ottima compagnia e non mi son sentita sola ma in solitudine.



http://museolombroso.unito.it/index.php/it/

http://www.museodellafrutta.it/navigazione/informazioni.htm

Immagini dal Web

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